sabato 23 febbraio 2013

Guardare troppa televisione rende i bambini e poi gli adolescenti anti-sociali ed aggressivi. La conferma del potenziale ruolo negativo sullo sviluppo comportamentale dei nostri figli arriva da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics. I ricercatori dell'Università di Otago, in Nuova Zelanda, hanno seguito mille bambini nati nel 1972 e 1973 da quando avevano 5 anni e fino ai 15. Ogni due anni è stato chiesto loro quanta televisione guardavano durante il giorno. È emerso che la tendenza a comportamenti anti-sociali e aggressivi è maggiore del 30% in chi ha trascorso complessivamente più ore davanti alla Tv.

Questi tratti di personalità caratterizzano poi anche la loro vita di adulti manifestandosi con una maggior tendenza a sperimentare emozioni negative e un aumentato rischio di sviluppare il disordine della personalità antisociale, un vero e proprio disturbo psichiatrico caratterizzato da comportamenti persistenti di aggressività.

"Non è la prima volta che si giunge a conclusioni di questo tipo, ma il segnale è altrettanto pericoloso perché dal punto di vista neurologico la mente del bambino fino ai 10 anni non ha una piena autonomia e anche con le immagini televisive c'è un apprendimento passivo", spiega Maria Malucelli, specialista in psicoterapia cognitiva e autrice di numerosi saggi. "Questo significa che il bambino è incapace di selezionare e valutare con immagini e pensieri propri l'informazione che gli viene proposta
attraverso la televisione".

Anche se altre ricerche avevano già indagato sul potenziale negativo che la televisione può avere sui bambini, questo è il primo studio in "real life" attraverso il quale, cioè, si è indagato sul rapporto con la televisione nell'intero periodo dell'infanzia e poi dell'adolescenza potendo così cogliere tutte le evoluzioni - o involuzioni - comportamentali.

Ma qual è la dose giusta di tv da concedere ai bambini? "Dai 5 ai 10 anni non più di due ore al giorno di cui almeno una in compagnia di un adulto che lo aiuti a selezionare attraverso un codice psico-morale ciò che vede" raccomanda l'esperta. Ma oltre alla quantità ciò che conta è la qualità dei contenuti perché i bambini, come pure gli adolescenti, hanno un naturale bisogno di identificarsi con i personaggi che guardano in tv e che li attraggono di più.

Come scegliere? Bisogna prestare attenzione non solo ai personaggi ed alle storie dei cartoni, ma anche ai colori. "In base all'ultimo aggiornamento del test psicologico dei colori emerge che le tonalità particolarmente orientali, quelle che vanno dal grigio al nero al rosso scuro, determinano un incupimento delle facoltà emotive", dichiara Malucelli. In pratica, il bambino le identifica con un bisogno di cattiveria ed aggressività che gli impediscono di vivere e sperimentare altre emozioni. Perciò, meglio scegliere cartoni in cui ci sia spazio per tutti i colori pastello che sono più tenui e favoriscono anche il relax.

Troppa tv rende i bambini aggressivi e i "segni" restano anche da adulti

Guardare troppa televisione rende i bambini e poi gli adolescenti anti-sociali ed aggressivi. La conferma del potenziale ruolo negativo sullo sviluppo comportamentale dei nostri figli arriva da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics. I ricercatori dell'Università di Otago, in Nuova Zelanda, hanno seguito mille bambini nati nel 1972 e 1973 da quando avevano 5 anni e fino ai 15. Ogni due anni è stato chiesto loro quanta televisione guardavano durante il giorno. È emerso che la tendenza a comportamenti anti-sociali e aggressivi è maggiore del 30% in chi ha trascorso complessivamente più ore davanti alla Tv.

Questi tratti di personalità caratterizzano poi anche la loro vita di adulti manifestandosi con una maggior tendenza a sperimentare emozioni negative e un aumentato rischio di sviluppare il disordine della personalità antisociale, un vero e proprio disturbo psichiatrico caratterizzato da comportamenti persistenti di aggressività.

"Non è la prima volta che si giunge a conclusioni di questo tipo, ma il segnale è altrettanto pericoloso perché dal punto di vista neurologico la mente del bambino fino ai 10 anni non ha una piena autonomia e anche con le immagini televisive c'è un apprendimento passivo", spiega Maria Malucelli, specialista in psicoterapia cognitiva e autrice di numerosi saggi. "Questo significa che il bambino è incapace di selezionare e valutare con immagini e pensieri propri l'informazione che gli viene proposta
attraverso la televisione".

Anche se altre ricerche avevano già indagato sul potenziale negativo che la televisione può avere sui bambini, questo è il primo studio in "real life" attraverso il quale, cioè, si è indagato sul rapporto con la televisione nell'intero periodo dell'infanzia e poi dell'adolescenza potendo così cogliere tutte le evoluzioni - o involuzioni - comportamentali.

Ma qual è la dose giusta di tv da concedere ai bambini? "Dai 5 ai 10 anni non più di due ore al giorno di cui almeno una in compagnia di un adulto che lo aiuti a selezionare attraverso un codice psico-morale ciò che vede" raccomanda l'esperta. Ma oltre alla quantità ciò che conta è la qualità dei contenuti perché i bambini, come pure gli adolescenti, hanno un naturale bisogno di identificarsi con i personaggi che guardano in tv e che li attraggono di più.

Come scegliere? Bisogna prestare attenzione non solo ai personaggi ed alle storie dei cartoni, ma anche ai colori. "In base all'ultimo aggiornamento del test psicologico dei colori emerge che le tonalità particolarmente orientali, quelle che vanno dal grigio al nero al rosso scuro, determinano un incupimento delle facoltà emotive", dichiara Malucelli. In pratica, il bambino le identifica con un bisogno di cattiveria ed aggressività che gli impediscono di vivere e sperimentare altre emozioni. Perciò, meglio scegliere cartoni in cui ci sia spazio per tutti i colori pastello che sono più tenui e favoriscono anche il relax.
(20 febbraio 2013)© Riproduzione riservata
 
Un nuovo caso di presenza di carne equina non dichiarata in etichetta è stato riscontrato a Brescia. L'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna ha infatti comunicato il riscontro di positività per carni equine in un campione di lasagne surgelate prelevate dal NAS di Brescia in applicazione del monitoraggio disposto dal Ministero della Salute. Il Dna equino è stato rinvenuto nelle "Lasagne alla bolognese" da 600 grammi, lotto n. 12326 con scadenza 23 maggio 2014, prodotte e confezionate dalla ditta Primia di San Giovanni in Persiceto (Bo), che ha utilizzato carne macinata della ditta di import/export Dia di Calcinato (BS), ricavata a sua volta da carne fornita da due ditte della provincia di Brescia, presso le quali sono in corso ulteriori accertamenti. Le indagini condotte dai NAS di Bologna e Brescia hanno consentito il ritiro immediato dal commercio delle lasagne in questione e il sequestro cautelativo sanitario di circa 6 tonnellate di macinato e carne dichiarati come carne bovina e di 2.400 confezioni di "Lasagne alla bolognese" (appartenenti ad altri lotti di produzione) che ora saranno esaminate dagli Istituti zooprofilattici sperimentali.

Proseguono, intanto, le operazioni di attuazione
del piano ministeriale di controllo su tutto il territorio nazionale: i NAS hanno prelevato finora 292 campioni di 121 diverse marche, sia presso gli stabilimenti di produzione, sia nelle piattaforme e catene commerciali di distribuzione. Il numero di campioni acquisiti è dunque già superiore ai 200 richiesti dalla Raccomandazione europea.

Negativi i test sulla Nestlè. Non c'è invece traccia di Dna di cavallo nella carne bovina macinata cotta e surgelata della Nestlè, ben 26 tonnellate, sequestrata il 21 febbraio dai Nas. Dopo lo scandalo che ha coinvolto diversi paesi europei, i test dell'Istituto zooprofilattico di Torino, su tutti i campioni prelevati allo stabilimento SAFIM di None (To), sono negativi. Ora, rende noto il ministero della Salute, ci sarà il dissequestro della carne.

A commento della notizia Confagricoltura invita a non creare "nuovi casi mediatici, che disaffezionano i consumatori e i buyer, e rischiano di penalizzare i produttori onesti che portano nel mondo il made in Italy di qualità". "Il fatto che le frodi vengano scoperte vuol dire che il sistema dei controlli europei funziona a dovere - osserva l'associazione agricola -. In questo caso, l'allarme non sempre è scattato immediatamente perchè ci sono stati comportamenti criminali che hanno impedito che ciò accadesse, come le triangolazioni di carne equina tra vari Paesi".

Allarme in Francia.
Intanto in Francia tre delle sei carcasse di cavallo importate dalla Gran Bretagna, e contenenti tracce di fenilbutazone, sono state vendute sul mercato della carne e sono "probabilmente" entrate nella catena alimentare. Lo ha detto a Parigi un portavoce del ministero dell'Agricoltura. Il fenilbutazione è una antiinfiammatorio nocivo per l'uomo, che si somministra in genere ai cavalli. Le carcasse equine, arrivate in gennaio, "sono state trasformate", ha aggiunto un portavoce, ricordando che l'allerta britannica è arrivata troppo tardi. I prodotti sospetti ancora in circolazione sono stati ritirati dal commercio, ma alcuni sono già stati probabilmente consumati, ha aggiunto il portavoce, sottolineando che il "rischio per la salute è minimo".

Hollande: "Etichettatura obbligatoria". In risposta allo scandalo, il presidente francese Francois Hollande ha chiesto una "etichettatura obbligatoria" sulle carni presenti nei piatti pronti. "Da oggi in poi, sosterrò con i ministri dell'agricoltura e i ministri competenti tutte le iniziative prese per i processi volontari di etichettamento", ha spiegato Hollande. Si tratta, ha specificato, di fare in modo che "i consumatori siano informati sulla provenienza dei prodotti che consumano, in particolare sulla carne".