sabato 28 settembre 2013

L ULTIMA VITTIMA


TESS GERRITSEN

A una prima occhiata sembra un college come tanti, forse solo un po' più esclusivo e curato degli altri. Immerso negli splendidi boschi del Maine, ha un immenso parco, lunghi corridoi, aule luminose, un attrezzato laboratorio di scienze e uno di informatica. Ma a fare la differenza, a Evensong, sono gli alunni. Qui, infatti, vengono accolti ragazzi che hanno subito gravi traumi, che devono riaprire gli occhi e tornare a vivere, perché la morte li ha sfiorati troppo da vicino. Il posto giusto per Teddy Clock: ha solo quattordici anni, ma è già sopravvissuto a due spaventosi massacri. Due anni fa la sua famiglia d'origine è stata sterminata; da poco una misteriosa e spietata mano omicida gli ha strappato anche i genitori adottivi... Solo a Evensong Teddy potrà ricevere l'aiuto di cui ha un disperato bisogno e riuscire a trovare le parole per raccontare al detective Jane Rizzoli quello che ha visto. Ma per Teddy non sembra esistere un posto sicuro e la morte varca anche l'alto cancello del college. Per Jane e la sua amica Maura Isles, l'anatomopatologa, è l'inizio di un'indagine complessa, a caccia di un assassino che sembra mosso solo da un istinto sadico e crudele e che invece ha un piano preciso ed efferato. Un piano che va compreso e sventato prima che sia troppo tardi...

Ovviamente è meglio aver letto i precedenti .. voto 8

 

 

LA LEGGENDA DI ELKE


GREA SERGIO

http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788811686477 La bambina ribelle È sera. La piccola Saira, giovane pachistana nata in America, ha gli occhi chiusi. Sua madre è seduta sul bordo del letto e le sfiora la fronte con la mano, tracciando parole di una preghiera del Corano, per placare i suoi incubi di bambina. Saira non le ha mai capite quelle parole, non le ha mai volute ascoltare. Sin da piccolissima, a differenza della sorella maggiore Ameena, ha sempre rifiutato con forza la tradizione. Era l'unica a indossare i pantaloni, a portare i capelli corti, a strapparsi il velo ogni volta che la obbligavano a metterlo. Sono passati anni da allora, anni in cui Saira ha lottato duramente per conquistare il bene più prezioso, l'indipendenza. Ma questa scelta si è portata dietro un prezzo, una colpa inconfessabile. Almeno fino a ora. Perché, quando la tragedia colpisce inaspettatamente la sua famiglia, Saira capisce di non avere alternative: deve tornare alle sue radici, ripercorrere la strada del passato e deve trovare, una volta per tutte, la forza di ascoltare quelle parole del Corano e guardare negli occhi coloro che sono venuti prima di lei. Ad attenderla, tra l'America alla vigilia del cambiamento e il Pakistan sull'orlo della violenza, ci sono segreti e tradimenti, bugie e sofferenze, sorprese e legami inaspettati. Solo affrontandoli Saira potrà saldare i conti con i propri errori mai espiati e potrà prendersi cura di chi ha veramente bisogno di lei. 14,96 new EUR in_stock

 

Finlandia, 1429. È struggente l'amore di Elke, sposa infelice e prigioniera di un uomo che non l'ama, e di Kurt, giovane cantastorie libero nel corpo e nell'anima. Namibia, 1996. È dolce la vicenda di Cilla, giornalista alle prime armi alla ricerca del suo domani, e di Hermann, al quale la vita ha concesso molto, ma non l'amore. Le due storie, lontane nel tempo e nello spazio, sono legate tra loro dal mistero di un'antica e preziosa scacchiera, che avrà per i quattro protagonisti e per altri, tra cui il perfido Veikko e la fredda Fiona, risvolti decisivi e drammatici. Quattro vite e un mistero venuto dal passato che il presente riscatterà. Una storia semplice e scorrevole per una pausa voto 8

 

IL GIOCO SEGRETO DEL TEMPO


PALOMA SANCHEZ GARNICA

 

Ernesto Santamaria, scrittore di belle speranze ma scarsa fortuna, è alla perenne ricerca della storia che potrebbe fare di lui un autore di successo. Un giorno, girovagando per il mercato delle pulci di Madrid, trova in una vecchia scatola di latta una foto in bianco e nero, accompagnata da un fascio di lettere. Nell'immagine, un ragazzo e una ragazza accennano un sorriso; sul retro, sono scritti a matita i loro nomi - Mercedes e Andrés - e una data: 19 luglio 1936. Incuriosito, Ernesto inizia a indagare sulle sorti di quella coppia, il cui amore e la cui vita semplice traspaiono timidamente dalle lettere. Nel suo viaggio a ritroso nel tempo, scoprirà che quello scatto immortala uno degli ultimi momenti trascorsi insieme dai due giovani, da poco sposati, prima che lo scoppio della Guerra civile li separasse. Di frammento in frammento, lo scrittore ricomporrà l'odissea di Mercedes e Andrés e di chi incrociò il loro cammino nel turbine di quel conflitto: come Teresa, capace di un'amicizia superiore a qualsiasi differenza di classe e di un amore più forte di ogni ideologia; o la piccola Lela, in grado di leggere il futuro delle persone nei loro occhi. In quell'intreccio di passioni e destini, sofferenze e atti di eroismo caduti nell'oblio, Ernesto troverà l'ispirazione tanto a lungo cercata. E, nelle sue parole, ritroverà voce un'intera generazione, che ha dovuto rinunciare alla giovinezza ma ha lottato con coraggio per i propri sogni. Una storia tragica ma che ha un bel finale. Mi ricorda un po’ i libri della Grandes e Falcones.. voto 7

 

LA BAMBINA RIBELLE


NAFISA HAJI

 

È sera. La piccola Saira, giovane pachistana nata in America, ha gli occhi chiusi. Sua madre è seduta sul bordo del letto e le sfiora la fronte con la mano, tracciando parole di una preghiera del Corano, per placare i suoi incubi di bambina. Saira non le ha mai capite quelle parole, non le ha mai volute ascoltare. Sin da piccolissima, a differenza della sorella maggiore Ameena, ha sempre rifiutato con forza la tradizione. Era l'unica a indossare i pantaloni, a portare i capelli corti, a strapparsi il velo ogni volta che la obbligavano a metterlo. Sono passati anni da allora, anni in cui Saira ha lottato duramente per conquistare il bene più prezioso, l'indipendenza. Ma questa scelta si è portata dietro un prezzo, una colpa inconfessabile. Almeno fino a ora. Perché, quando la tragedia colpisce inaspettatamente la sua famiglia, Saira capisce di non avere alternative: deve tornare alle sue radici, ripercorrere la strada del passato e deve trovare, una volta per tutte, la forza di ascoltare quelle parole del Corano e guardare negli occhi coloro che sono venuti prima di lei. Ad attenderla, tra l'America alla vigilia del cambiamento e il Pakistan sull'orlo della violenza, ci sono segreti e tradimenti, bugie e sofferenze, sorprese e legami inaspettati. Solo affrontandoli Saira potrà saldare i conti con i propri errori mai espiati e potrà prendersi cura di chi ha veramente bisogno di lei. Un finale a sorpresa . immersione in un mondo lontano voto 7

 

PIU' DOLCE DELLE LACRIME


NAFISA HAJI

Esiste un modo per non credere a quello che ci dicono i nostri occhi? Quelli di Josephine e del suo fratello gemello Chris sono due grandi pozze scure, due occhi color nocciola, come l'autunno. Due occhi che per i loro primi diciotto anni di vita non hanno mai avuto dubbi. La loro è una famiglia legata dall'amore, dalla fiducia, da precetti di fede che insegnano l'onestà e la trasparenza. Precetti che non ammettono il dubbio. Fino al giorno in cui a scuola insegnano la legge sulla genetica di Mendel. E Josephine capisce che due genitori dagli occhi azzurri come i suoi non potranno mai e poi mai generare occhi scuri. In un primo momento la ragazza si limita a ignorare i sussurri del sospetto, fingendo di non vedere quello che ogni mattina si riflette nello specchio. Ma non ci si può nascondere per sempre di fronte a noi stessi. I dubbi la consumano per mesi e si fanno lentamente strada fra le sue parole finché Josephine non ne parla a sua madre. E la verità che i suoi occhi le hanno preannunciato la porta fino a Chicago, di fronte alla casa di uno sconosciuto. Il suo nome è Sadiq Mubarak e in quel volto dagli occhi scuri e dalla pelle ambrata Josephine deve cercare la strada che la porterà in un viaggio nel passato di sua madre, ma anche alla scoperta di un mondo nuovo ed esotico, il Pakistan. Un mondo che le insegna che la vera fede è costellata di dubbi e che niente è davvero come sembra...

 

sabato 23 febbraio 2013

Guardare troppa televisione rende i bambini e poi gli adolescenti anti-sociali ed aggressivi. La conferma del potenziale ruolo negativo sullo sviluppo comportamentale dei nostri figli arriva da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics. I ricercatori dell'Università di Otago, in Nuova Zelanda, hanno seguito mille bambini nati nel 1972 e 1973 da quando avevano 5 anni e fino ai 15. Ogni due anni è stato chiesto loro quanta televisione guardavano durante il giorno. È emerso che la tendenza a comportamenti anti-sociali e aggressivi è maggiore del 30% in chi ha trascorso complessivamente più ore davanti alla Tv.

Questi tratti di personalità caratterizzano poi anche la loro vita di adulti manifestandosi con una maggior tendenza a sperimentare emozioni negative e un aumentato rischio di sviluppare il disordine della personalità antisociale, un vero e proprio disturbo psichiatrico caratterizzato da comportamenti persistenti di aggressività.

"Non è la prima volta che si giunge a conclusioni di questo tipo, ma il segnale è altrettanto pericoloso perché dal punto di vista neurologico la mente del bambino fino ai 10 anni non ha una piena autonomia e anche con le immagini televisive c'è un apprendimento passivo", spiega Maria Malucelli, specialista in psicoterapia cognitiva e autrice di numerosi saggi. "Questo significa che il bambino è incapace di selezionare e valutare con immagini e pensieri propri l'informazione che gli viene proposta
attraverso la televisione".

Anche se altre ricerche avevano già indagato sul potenziale negativo che la televisione può avere sui bambini, questo è il primo studio in "real life" attraverso il quale, cioè, si è indagato sul rapporto con la televisione nell'intero periodo dell'infanzia e poi dell'adolescenza potendo così cogliere tutte le evoluzioni - o involuzioni - comportamentali.

Ma qual è la dose giusta di tv da concedere ai bambini? "Dai 5 ai 10 anni non più di due ore al giorno di cui almeno una in compagnia di un adulto che lo aiuti a selezionare attraverso un codice psico-morale ciò che vede" raccomanda l'esperta. Ma oltre alla quantità ciò che conta è la qualità dei contenuti perché i bambini, come pure gli adolescenti, hanno un naturale bisogno di identificarsi con i personaggi che guardano in tv e che li attraggono di più.

Come scegliere? Bisogna prestare attenzione non solo ai personaggi ed alle storie dei cartoni, ma anche ai colori. "In base all'ultimo aggiornamento del test psicologico dei colori emerge che le tonalità particolarmente orientali, quelle che vanno dal grigio al nero al rosso scuro, determinano un incupimento delle facoltà emotive", dichiara Malucelli. In pratica, il bambino le identifica con un bisogno di cattiveria ed aggressività che gli impediscono di vivere e sperimentare altre emozioni. Perciò, meglio scegliere cartoni in cui ci sia spazio per tutti i colori pastello che sono più tenui e favoriscono anche il relax.

Troppa tv rende i bambini aggressivi e i "segni" restano anche da adulti

Guardare troppa televisione rende i bambini e poi gli adolescenti anti-sociali ed aggressivi. La conferma del potenziale ruolo negativo sullo sviluppo comportamentale dei nostri figli arriva da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics. I ricercatori dell'Università di Otago, in Nuova Zelanda, hanno seguito mille bambini nati nel 1972 e 1973 da quando avevano 5 anni e fino ai 15. Ogni due anni è stato chiesto loro quanta televisione guardavano durante il giorno. È emerso che la tendenza a comportamenti anti-sociali e aggressivi è maggiore del 30% in chi ha trascorso complessivamente più ore davanti alla Tv.

Questi tratti di personalità caratterizzano poi anche la loro vita di adulti manifestandosi con una maggior tendenza a sperimentare emozioni negative e un aumentato rischio di sviluppare il disordine della personalità antisociale, un vero e proprio disturbo psichiatrico caratterizzato da comportamenti persistenti di aggressività.

"Non è la prima volta che si giunge a conclusioni di questo tipo, ma il segnale è altrettanto pericoloso perché dal punto di vista neurologico la mente del bambino fino ai 10 anni non ha una piena autonomia e anche con le immagini televisive c'è un apprendimento passivo", spiega Maria Malucelli, specialista in psicoterapia cognitiva e autrice di numerosi saggi. "Questo significa che il bambino è incapace di selezionare e valutare con immagini e pensieri propri l'informazione che gli viene proposta
attraverso la televisione".

Anche se altre ricerche avevano già indagato sul potenziale negativo che la televisione può avere sui bambini, questo è il primo studio in "real life" attraverso il quale, cioè, si è indagato sul rapporto con la televisione nell'intero periodo dell'infanzia e poi dell'adolescenza potendo così cogliere tutte le evoluzioni - o involuzioni - comportamentali.

Ma qual è la dose giusta di tv da concedere ai bambini? "Dai 5 ai 10 anni non più di due ore al giorno di cui almeno una in compagnia di un adulto che lo aiuti a selezionare attraverso un codice psico-morale ciò che vede" raccomanda l'esperta. Ma oltre alla quantità ciò che conta è la qualità dei contenuti perché i bambini, come pure gli adolescenti, hanno un naturale bisogno di identificarsi con i personaggi che guardano in tv e che li attraggono di più.

Come scegliere? Bisogna prestare attenzione non solo ai personaggi ed alle storie dei cartoni, ma anche ai colori. "In base all'ultimo aggiornamento del test psicologico dei colori emerge che le tonalità particolarmente orientali, quelle che vanno dal grigio al nero al rosso scuro, determinano un incupimento delle facoltà emotive", dichiara Malucelli. In pratica, il bambino le identifica con un bisogno di cattiveria ed aggressività che gli impediscono di vivere e sperimentare altre emozioni. Perciò, meglio scegliere cartoni in cui ci sia spazio per tutti i colori pastello che sono più tenui e favoriscono anche il relax.
(20 febbraio 2013)© Riproduzione riservata
 
Un nuovo caso di presenza di carne equina non dichiarata in etichetta è stato riscontrato a Brescia. L'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna ha infatti comunicato il riscontro di positività per carni equine in un campione di lasagne surgelate prelevate dal NAS di Brescia in applicazione del monitoraggio disposto dal Ministero della Salute. Il Dna equino è stato rinvenuto nelle "Lasagne alla bolognese" da 600 grammi, lotto n. 12326 con scadenza 23 maggio 2014, prodotte e confezionate dalla ditta Primia di San Giovanni in Persiceto (Bo), che ha utilizzato carne macinata della ditta di import/export Dia di Calcinato (BS), ricavata a sua volta da carne fornita da due ditte della provincia di Brescia, presso le quali sono in corso ulteriori accertamenti. Le indagini condotte dai NAS di Bologna e Brescia hanno consentito il ritiro immediato dal commercio delle lasagne in questione e il sequestro cautelativo sanitario di circa 6 tonnellate di macinato e carne dichiarati come carne bovina e di 2.400 confezioni di "Lasagne alla bolognese" (appartenenti ad altri lotti di produzione) che ora saranno esaminate dagli Istituti zooprofilattici sperimentali.

Proseguono, intanto, le operazioni di attuazione
del piano ministeriale di controllo su tutto il territorio nazionale: i NAS hanno prelevato finora 292 campioni di 121 diverse marche, sia presso gli stabilimenti di produzione, sia nelle piattaforme e catene commerciali di distribuzione. Il numero di campioni acquisiti è dunque già superiore ai 200 richiesti dalla Raccomandazione europea.

Negativi i test sulla Nestlè. Non c'è invece traccia di Dna di cavallo nella carne bovina macinata cotta e surgelata della Nestlè, ben 26 tonnellate, sequestrata il 21 febbraio dai Nas. Dopo lo scandalo che ha coinvolto diversi paesi europei, i test dell'Istituto zooprofilattico di Torino, su tutti i campioni prelevati allo stabilimento SAFIM di None (To), sono negativi. Ora, rende noto il ministero della Salute, ci sarà il dissequestro della carne.

A commento della notizia Confagricoltura invita a non creare "nuovi casi mediatici, che disaffezionano i consumatori e i buyer, e rischiano di penalizzare i produttori onesti che portano nel mondo il made in Italy di qualità". "Il fatto che le frodi vengano scoperte vuol dire che il sistema dei controlli europei funziona a dovere - osserva l'associazione agricola -. In questo caso, l'allarme non sempre è scattato immediatamente perchè ci sono stati comportamenti criminali che hanno impedito che ciò accadesse, come le triangolazioni di carne equina tra vari Paesi".

Allarme in Francia.
Intanto in Francia tre delle sei carcasse di cavallo importate dalla Gran Bretagna, e contenenti tracce di fenilbutazone, sono state vendute sul mercato della carne e sono "probabilmente" entrate nella catena alimentare. Lo ha detto a Parigi un portavoce del ministero dell'Agricoltura. Il fenilbutazione è una antiinfiammatorio nocivo per l'uomo, che si somministra in genere ai cavalli. Le carcasse equine, arrivate in gennaio, "sono state trasformate", ha aggiunto un portavoce, ricordando che l'allerta britannica è arrivata troppo tardi. I prodotti sospetti ancora in circolazione sono stati ritirati dal commercio, ma alcuni sono già stati probabilmente consumati, ha aggiunto il portavoce, sottolineando che il "rischio per la salute è minimo".

Hollande: "Etichettatura obbligatoria". In risposta allo scandalo, il presidente francese Francois Hollande ha chiesto una "etichettatura obbligatoria" sulle carni presenti nei piatti pronti. "Da oggi in poi, sosterrò con i ministri dell'agricoltura e i ministri competenti tutte le iniziative prese per i processi volontari di etichettamento", ha spiegato Hollande. Si tratta, ha specificato, di fare in modo che "i consumatori siano informati sulla provenienza dei prodotti che consumano, in particolare sulla carne".