sabato 9 luglio 2011

LA SCATOLA DELL' INVENTORE

Allen Kurzweill
Il narratore in una casa d’ aste parigina nel 1983 acquista quasi senza accorgersene una misteriosa scatola , tarmata e impolverata, priva di contrassegni per capire l’ epoca e il proprietario . Ne è rimasto affascinato e viene a sapere che si tratta di un raro memento hominem, il cui contenuto rappresenta i momenti più importanti della vita di chi l’ ha ideato. La storia inizia così , divisa nell’ ordine in cui gli oggetti vengono estratti dalla scatola: un vaso di vetro, un manichino, un bottone di osso, un nautilo, la spugnola, la perla, il cardellino, l’ orologio , un campanellino per finire allo scomparto vuoto. Questi oggetti narrano la vita dell’ antico proprietario , un ingegnere della Francia dei lumi, che dedica le sue energie all’ideazione e creazione di orologi e di meccanismi sempre più bizzarri e complessi Dopo anni trascorsi a formarsi da un ex gesuita si allontana, in seguito a un evento tragico(?) e arriva a Parigi , dove incontra altri personaggi animati dalla sua stessa passione per la meccanica. Costruisce marchingegni che si muovono e si aprono rivelando altre forme, automi che parlano .L’ ultima invenzione, una testa che parla, ma qualcosa va storto e … (ma volete sapere tutto?) E’ ambientato durante la Rivoluzione Francese e l’ esplosione degli entusiasmi per le nuove scienze ma anche il periodo del Terrore e per non finire in carcere scappa in Inghilterra ma prima prepara una scatola e decide di mettere gli oggetti più rappresentativi della sua vita, un vasetto di vetro con dentro qualcosa di suo, le conchiglie, un campanello ,e le altre cose citate secondo un ordine che si è prefissato, e infine lascia uno scompartimento vuoto perché non sa cosa metterci , e anche perché non si può chiudere una vita non ancora finita.


CONSIDERAZIONI: non è proprio un giallo, anche se c’è una ricerca per scoprire , da parte del narratore, a cosa corrispondevano quegli oggetti e il perché siano stati messi. Non saprei come definirlo, comunque il cognome dell’ autore nel seicento voleva dire passatempo..(ci ha messo cinque anni per scriverlo) . Ho fatto un po’ fatica a leggerlo perché ho un po’ di “allergia “ verso i libri ambientati in epoche passate , comunque ci sono riuscita.

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