sabato 9 luglio 2011

RUMORE DI MAMMA

LAURA TANGORRA
DAL LIBRO)
Mi è stato chiesto di scrivere due righe per dare inizio alla serata, e questo mi offre l’opportunità di ringraziare tutti voi, che questa sera avete scelto di essere qui. Ma poiché la serata si prospetta piuttosto ricca, io vi prometto che sarò di poche parole, cosa che negli ultimi anni mi riesce benissimo.
Chi mi conosce sa quanto io sia sempre stata noiosamente prevedibile nel mio modo di vestire. Sempre in jeans. Poco importava che fossero di un bell’azzurro scolorito oppure neri, purché fossero jeans. E poi le scarpe. Scarpe da tennis bianche, le mitiche Superga indossate senza calze (odio le calze!). Quando il freddo me lo imponeva le sostituivo con gli scarponcini di camoscio chiaro. Comperavo solo quelli di cui mi innamoravo al primo sguardo e poi mi ci affezionavo talmente che li usavo fino al limite della loro sopravvivenza. Ne avevo un paio in particolare che adoravo e che, ormai sfiniti dalla troppa strada, presero a lamentarsi ad ogni passo. Così il mio sopraggiungere in una qualunque stanza veniva preannunciato da quel cigolio sinistro, e mio malgrado, dopo qualche mese dovetti sostituirli. Quando quella sera entrai nella camera dei bambini per il bacio della buonanotte, mi accolse la voce di Marco “mi piacevano di più le scarpe vecchie: facevano un bel rumore di mamma…!”
Oggi sono una mamma che fa poco rumore, le mie scarpe non cigolano più, ma un piede scalzo può lasciare un’impronta . Mi piace pensare che sia così.
I piedi silenziosi che hanno passeggiato su questa copertina sono i miei, ma sono anche i vostri. Delle mamme e dei papà che lasceranno le proprie orme nel cuore dei loro figli.
Io ne sono certa: non esistono onde capaci di cancellarle. Sono impronte scavate nel granito.


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